domenica 15 luglio 2007

«Bene la lettera dei 10, senza noi di Hamas impossibile il dialogo»

Umberto De Giovannangeli. l'Unità. 15/07/07. «Una forza internazionale potrebbe essere conseguente a una intesa Hamas-Fatah per un nuovo governo di unità nazionale e dovrebbe garantire la fine dell’assedio israeliano a Gaza. Allora sì che sarebbe benvenuta…».

«Bene la lettera dei 10
Senza noi di Hamas
impossibile il dialogo»
Il presidente del Parlamento dei Territori:
«Ha ragione Fassino, un errore isolarci»


«SIAMO PER IL DIALOGO ma non ci prostreremo per averlo. Il presidente Abbas (Abu Mazen, ndr.) non può operare contro un Parlamento eletto dal popolo palestinese con libere elezioni. Abu Mazen sta agendo come il capo di una fazione e non come il garante dell’unità nazionale». A parlare è Ahmed Bahar, presidente ad interim del Consiglio legislativo palestinese (il Parlamento dei Territori), uno dei leader politici del movimento islamico. «Hamas - afferma Bahar - si è sempre battuto per l’unità del popolo palestinese e di tutte le forze che conducono la resistenza all’occupazione israeliana. Non è nostra intenzione dividere Gaza dalla Cisgiordania. Al presidente Abbas diciamo: siamo pronti a riprendere il dialogo nazionale, ma non siamo disposti a pietirlo». Per quanto riguarda le accuse rivolte da Abu Mazen ad Hamas di favorire l’infiltrazione di Al Qaeda nella Striscia, il capo dei parlamentari del movimento islamico, è perentorio: «Hamas non ha nulla a che vedere con quanti predicano il Jihad contro l’Occidente. Hamas non ha mai agito fuori dal territorio della Palestina. Abu Mazen sa bene che è così, e sa altrettanto bene che Hamas è un argine contro la penetrazione in Palestina di Al Qaeda. Il nostro obiettivo resta quello della creazione di uno Stato indipendente di Palestina sui territori occupati nel 1967. Uno Stato con Al Quds (Gerusalemme) come sua capitale. È per questo che combattiamo».
In una lettera aperta al nuovo inviato speciale del Quartetto, l’ex premier britannico Tony Blair, i ministri degli Esteri dei dieci Paesi euromediterranei hanno sottolineato la necessità di lavorare per riallacciare il dialogo tra Al Fatah e Hamas. C’è chi li ha accusati per questo di essere «filo golpisti».
«Abbiamo letto con grande attenzione quel documento. Filo golpisti? I firmatari di quel documento hanno dato prova di grande realismo. Perché non hanno chiuso gli occhi di fronte alla realtà…».
E quale sarebbe questa realtà?
«È la realtà di Hamas; un movimento fortemente radicato nella società palestinese e all’avanguardia nella resistenza all’occupazione israeliana. A Gaza non avevamo bisogno di fare un golpe, perché a Gaza Hamas ha il consenso della grande maggioranza della popolazione. Semmai sono altri che avevano provato a cancellare questa realtà cercando di imporre la propria logica di potere…».
A chi si riferisce in particolare?
«Al cosiddetto "uomo forte" di Gaza: Mohammed Dahlan. Tanto forte da essere fuggito ai primi spari…Dahlan agiva per conto di Israele e degli Stati Uniti….».
È un’accusa molto grave la sua…
«Ne abbiamo le prove, che erano custodite negli archivi a Gaza delle forze di sicurezza alle sue dipendenze. Non si tratta solo di corruzione, ma di avere avuto parte attiva nelle "eliminazioni mirate" condotte dagli israeliani contro leader e attivisti della resistenza…».
Resta il fatto che Abu Mazen continua a considerarvi dei golpisti e a non voler trattare con voi.
«È una posizione buona per attirare il consenso degli americani ma non fa il bene del popolo palestinese. Abu Mazen sa bene che il dialogo nazionale è una strada obbligata, per tutti…».
Anche per Hamas?
«Certo che sì…».
Per tutta Hamas?
«Senza eccezioni».
Abu Mazen ha nominato il governo «Fayyad 2».
«Un governo incostituzionale perché non è sottoposto all’approvazione del Parlamento palestinese; un Parlamento eletto dal popolo».
Hamas sta facendo da apripista ad Al Qaeda a Gaza?
«È vero l’esatto contrario: noi combattiamo per una Palestina libera non contro l’Occidente. Hamas non ha nulla a che spartire con Al Qaeda e non è certo nei nostri propositi realizzare un "califfato" a Gaza».
In Italia si è gridato allo scandalo perché il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha affermato la necessità di dialogare con Hamas.
«Il dialogo non è una concessione fatta a Hamas, così come il ritiro di Israele da Gaza non è stato un regalo di Sharon ma il frutto della resistenza palestinese di cui Hamas è parte fondamentale. Il signor Fassino si è dimostrato una persona saggia, realista. Non si può criminalizzare metà e più del popolo palestinese che in Hamas si riconosce, né è accettabile la punizione collettiva inflitta alla gente palestinese colpevole di aver esercitato la libertà di voto. Non si affama un popolo per un risultato elettorale che non si apprezza».
Perché Hamas è contrario a una forza internazionale a Gaza?
«Perché oggi si configurerebbe come una ingerenza negli affari interni palestinesi. Ma la nostra non è una chiusura definitiva…».
Questa è una notizia…
«Una forza internazionale potrebbe essere conseguente a una intesa Hamas-Fatah per un nuovo governo di unità nazionale e dovrebbe garantire la fine dell’assedio israeliano a Gaza. Allora sì che sarebbe benvenuta…».

Nessun commento: