Salviamo Nu'man. Appello con video
Umberto De Giovannangeli, l'Unità, 10.09.07. IL «MURO» ha trasformato la loro vita in un incubo. È la realtà angosciante che segna la quotidianità dei 200 abitanti del villaggio di Al-Nu’eman, un piccolo villaggio palestinese situato tra Gerusalemme e Betlemme. Quell’area vede la presenza di una forte comunità palestinese di fede cristiana. Nel 1967 Israele ne ha annesso il territorio alla municipalità di Gerusalemme, mentre ha mantenuto i suoi abitanti la residenza in Cisgiordania. Da quando la Barriera di separazione è stata eretta nel 2004, questa forzatura unilaterale da parte israeliana ha trasformato la vita degli abitanti di Al-Nu’eman in un incubo. Gli abitanti sono intrappolati tra Gerusalemme, nella quale non possono entrare in quanto residenti della Cisgiordania, e il «Muro» che li separa dalla Cisgiordania stessa (in quanto le loro case sono state annesse a Gerusalemme). L’unico collegamento tra il villaggio e il mondo esterno è un posto di blocco in Cisgiordania sul limite del suo territorio, attraverso cui solo i residenti di Al-Nu’eman possono entrare o uscire: «Siamo chiusi in una prigione, è una condizione disperata», afferma Ahmed, 72 anni, uno degli anziani di Al-Nu’eman. Per andare a scuola, al lavoro, a comprare il cibo, gli abitanti dipendono dai «capricci» dei soldati al ceckpoint. A nessuno - conferma l’anziano Ahmed - è permesso di oltrepassarlo tranne agli abitanti del villaggio: nessun nipote può far visita ai nonni, il medico non può assistere i malati, nessuna coppia appena sposata può mettere su casa nel villaggio della sua famiglia. Al-Nu’eman sta diventando una prigione a cielo aperto. Allo stesso tempo, l’espansione dell’insediamento ebraico di Har Homa e l’anello stradale previsto attorno a Gerusalemme costeggeranno il villaggio da ovest a est, demolendo ulteriori abitazioni.La municipalità di Gerusalemme non offre servizi al villaggio, e nessun fornitore di servizi dalla Cisgiordania ha il permesso di entrare, lasciando il villaggio in una situazione di assoluta precarietà in cui perfino i servizi di base quali gas, elettricità e acqua corrente sono minacciati. In tali condizioni, il villaggio non sopravviverà. E verrà meno la straordinaria esperienza di una comunità solidale, nella quale convivono pacificamente palestinesi musulmani e palestinesi cristiani. «È lo spirito di Betlemme», sospira Ahmed. A fianco degli abitanti di Al-Neuman si sono schierate le associazioni per i diritti umani palestinesi e israeliane. Come Betselem, la più importante associazione umanitaria dello Stato ebraico. Gli abitanti hanno fatto tutto quello che potevano per contrastare l’imprigionamento del loro villaggio. Hanno disperatamente bisogno del supporto della Comunità internazionale. Negarlo vorrebbe dire essere complici di coloro che sembrano non volersi fermare davanti a niente per liberarsi di questo villaggio palestinese non voluto. Questa è la storia di Al-Nu’eman, dei suoi 200 abitanti, musulmani e cristiani.
Storia di villaggi spaccati dal «Muro», di terre requisite. Le autorità israeliane hanno ordinato di recente la confisca di terre a ridosso della popolosa colonia ebraica di Maaleh Adumim, nella zona compresa fra Gerusalemme e il mar Morto. La notizia, di fonte palestinese, è stata confermata da un portavoce militare israeliano secondo cui il provvedimento è legato alla costruzione in corso della barriera di sicurezza nella zona di Maaleh Adumim e alla necessità di mettere a disposizione alla popolazione palestinese di una nuova arteria che colleghi il traffico proveniente da Betlemme con la zona di Gerico e della Valle del Giordano. Fonti palestinesi precisano che in totale saranno confiscati 110 ettari di terre nelle zone di Abu Dis (Gerusalemme est), al Sawarhe e Nabi Mussa (Gerico). Sulle terre confiscate, afferma Hassan Abed Rabbo, dirigente del ministero palestinese per le Amministrazioni locali, sarà creato un blocco di insediamenti, che ingloberà Maaleh Adumim, Mishor Adumim e Kedar. Questo «impedirà la continuità dei territori palestinesi» tra la Cisgiordania e la Valle del Giordano, denuncia Abed Rabbo. Una denuncia che trova riscontro da quanto pubblicato dal quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui sulle terre confiscate «verranno costruiti 3.500 appartamenti e un insediamento industriale». «Condanniamo la decisione israeliana di confiscare terre palestinesi proprio mentre stiamo tentando di rilanciare il processo di pace», afferma il negoziatore palestinese Saeb Erekat, «l'espansione degli insediamenti, specialmente nella zona di Gerusalemme, comprometterà e distruggerà questi sforzi. Chiediamo che la decisione sia revocata per dare alla pace una possibilità».
Nessun commento:
Posta un commento