sabato 3 novembre 2007

Israele non fischia l'inizio Stop alle calciatrici di Gaza


l'Unità, 2.11.07. Dovevano arrivare a Roma venerdì, le ragazze della squadra di calcio dell’Università Al Aqsa di Gaza invitata a partecipare alla manifestazione Sport sotto assedio. Ma da due giorni, le calciatrici sono bloccate al valico di Erez: Israele non concede il permesso di uscire dal paese.

Una piccola storia che racconta perfettamente le condizioni di vita nella Striscia di Gaza, dove, tra l’altro, da cinque giorni il governo israeliano ha tagliato l’elettricità. Le ragazze dovrebbero prendere parte alla carovana che dal 3 al 28 novembre toccherà numerose città italiane, tra cui Bergamo, Milano, Brescia, Pisa, Reggio Calabria e Roma. Sport sotto l’assedio è una manifestazione giunta ormai alla sua quarta edizione che si propone di sostenere l’attività sportiva in Palestina e soprattutto di raccontare in Italia le condizioni del popolo palestinese, proprio a partire dalle storie delle sportive che hanno affrontato scelte di vita coraggiose.

È andata meglio alle colleghe della squadra di basket, l’IBDAA Cultural Center del campo profughi di Deheishe, vicino Betlemme, che invece sono già riuscite a raggiungere la Giordania e sono in volo per l’Italia. Le ragazze incontreranno i rappresentanti ministeriali e delle istituzioni locali, gli studenti e le studentesse delle scuole superiori e delle università e si confronteranno in incontri sportivi con squadre italiane.

Sembra incomprensibile il divieto di oltrepassare la frontiera imposto da Israele: le ragazze di Gaza hanno tutti i documenti in regola, oltre all’invito ufficiale del Ministero degli Affari Esteri italiano. Restano ventiquattrore di tempo per dare il loro contributo ai «percorsi di educazione allo sport come strumento di dialogo e di convivenza».

Intanto, si è giocata a Roma, in piazza del Campidoglio una partita simbolica per protestare contro le autorità israeliane. E per chiedere al sindaco Veltroni di «concedere alle atlete la cittadinanza onoraria perché loro sono le vere ambasciatrici di pace e libertà».

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