sabato 1 dicembre 2007

“Per la fine dell’assedio di Gaza”.

E’ la nuova campagna internazionale promossa da intellettuali, docenti, associazioni e moltissime donne attiviste. Malgrado Hamas, le donne di Gaza resistono e chiedono sostegno.
Un invito a tutte e tutti a dare la vostra adesione all'appello della Campagna palestinese e internazionale "Porre fine all'assedio di Gaza."
Per ulteriori info: Porre fine all'assedio
Contatti e adesioni: end.gaza.siege@gmail.com
luisa.morgantini@europarl.europa.eu

Luisa Morgantini*, Carta Settimanale, 24.11.07. O
spedali, farmacie, beni di prima necessità, materie prime per le industrie, carburante, energia elettrica, libri di testo per gli studenti, mancanza di cemento perfino per sotterrare i morti, questa volta uccisi non solo dai soldati israeliani ma da lotte interne palestinesi e in principal modo dalle forze di polizia di Hamas, all'interno del quale hanno prevalso i più radicali estremisti.

Nulla viene risparmiato dalla brutalità dell'assedio a cui è sottoposta la Striscia di Gaza dopo che dalle Autorità israeliane è stata definita come un'entità ostile e la morsa, che già esisteva, si è fatta più stretta, diventando asfissiante. Questa "entità" è fatta di un milione e mezzo di persone, donne e uomini, bambini e ammalati, che subiscono una punizione collettiva al di fuori di ogni legalità e umanità: per questo più che una prigione Gaza è una gabbia da cui persone e merci non entrano e non escono senza il permesso israeliano. "La campagna internazionale e palestinese per porre fine all'assedio" che ho subito sottoscritto e diffuso in Italia perché di estrema urgenza ed importanza, è stata lanciata da rappresentanti della società civile, indipendenti e laici, non appartenenti né a Fatah e né a Hamas, ma schierati in difesa del diritto universale ad una vita dignitosa e alla pace. Un diritto quanto mai distante dall'attuale situazione di Gaza, sebbene la crisi umanitaria che travolge tutti i settori produttivi e ogni aspetto della quotidianità dei palestinesi della Striscia abbia già creato preoccupazione e moniti da parte dell'Unione Europea, delle Nazioni Unite - dall'Unrwa e all'Agenzia per i diritti umani grazie anche agli appelli di lanciati da John Holmes o da John Dugard- e nonostante che al Parlamento Europeo in una recente risoluzione, citata anche dai firmatari dell'appello, abbiamo chiesto al Governo israeliano di porre fine all'assedio e di adempiere agli obblighi internazionali sottoscritti con la Convenzione di Ginevra per garantire l'accesso di aiuti umanitari, assistenza e servizi essenziali, come elettricità e carburante .

Tutti questi appelli però sono caduti nel vuoto: le violazioni del diritto umanitario internazionale continuano sotto gli occhi di tutti e la vita dei palestinesi è un inferno. Ce lo ricordano con forza i promotori della Campagna per la fine dell'assedio, imprenditori, intellettuali, accademici e molte donne attiviste che, dalla Cisgiordania e dalla stessa Striscia, avanzano una richiesta sincera d'aiuto che dobbiamo far nostra per fermare questa vergogna e " salvare la gente e non i governi o i partiti politici". Si tratta di realtà e associazioni da anni impegnate nella difesa dei diritti umani, uomini e donne che aldilà delle posizioni dei partiti politici e delle drammatiche divisioni odierne, rappresentano una speranza per la pace, lavorando spesso fianco a fianco con associazioni israeliane per la fine dell'occupazione e il diritto a due Stati per due popoli. Le donne palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, le molte attiviste e laiche, hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nelle battaglie per la loro libertà dall'occupazione militare e da un sistema patriarcale. A Gaza, malgrado l'avvento di Hamas organizzazioni di donne continuano a resistere e ad agire per il cambiamento sociale, nonostante sia innegabile il rischio di una regressione dei loro diritti col sopravvento di movimenti religiosi che tolgono spazi di libertà conquistati. Anche per questo, per invertire la tendenza in atto, è un dovere morale non lasciarle sole.

Gli organizzatori della Campagna, dicono chiaramente che in una simile situazione di chiusura e asfissia, senza prospettive di un futuro possibile, sia prevedibile il fiorire di estremismi e ulteriori violenze, con impatti disastrosi non solo sulla situazione interna palestinese ma anche sull'ambiente politico dell'intera regione, distruggendo ogni possibilità di pace e sicurezza.

Fino a quando malati di cancro o donne incinte continueranno a morire nell'attesa di permessi per oltrepassare i valichi dalla Striscia e recarsi negli ospedali in Israele o in Egitto, ogni senso di giustizia e dignità umana rimarrà lettera morta. Lettera morta i diritti di tanti altri malati gravi costretti a rinunciare alle cure spesso rimanendo sospesi tra la vita e la morte mentre le sale operatorie degli ospedali di Gaza sono deserte perché prive dei prodotti medici di base. Lettera morta il diritto all'istruzione per gli studenti che in oltre 600 non hanno ricevuto quest'anno il permesso di raggiungere le università in Cisgiordania o all'estero o che non hanno neanche i libri di testo e ancora peggio come denuncia l'Unrwa i bambini che vanno a scuola sono deconcentrati perchè hanno fame. E intanto aumentano i prezzi delle merci, ma anche la disoccupazione e il contrabbando, e le fragole o i pomodorini o i fiori di Gaza marciscono nei magazzini perché non possono essere esportati. Secondo la Banca Mondiale, il 67% della popolazione della Striscia vive sotto il livello della povertà stimato in 2 dollari al giorno: le risorse, le strutture produttive e l'ingegnosità a Gaza però non mancano, non è un paese povero, ma è immobilizzato da isolamento e violenze. Come al valico di Kissufim, al centro di Gaza, dove gruppi di palestinesi sono stati – secondo quanto riportato da Haaretz - prelevati dall'Esercito Israeliano per subire interrogatori e poi rilasciati svestiti, sbeffeggiati e costretti a tornare alle loro case completamente nudi: l'ennesima umiliazione.

Conoscere da vicino quanto possa essere dura una simile quotidianità, esprimere il nostro appoggio concreto per porre fine all'assedio della Striscia, con iniziative e mobilitazioni popolari in vari paesi, ribadire la libertà di movimento a Gaza come in Cisgiordania, è il minimo che ciascuno possa fare per rompere l'isolamento e il silenzio su questi crimini contro l'umanità. Ma vincere l'assedio di Gaza non basta, il popolo palestinese ha diritto alla libertà e alla fine dell'occupazione militare israeliana, ma questo, vista l'irresponsabilità e la complicità con la politica nord-americana e israeliana, non sembra essere all'ordine del giorno.

*Vicepresidente del Parlamento Europeo

luisa.morgantini@europarl.europa.eu; www.luisamorgantini.net;



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