Michele Giorgio, il manifesto, 3/08/07. Il segretario di stato Usa a Ramallah da Abu Mazen, con 80 milioni di dollari per rifare le forze di sicurezza (quelle che si erano sciolte davanti ad Hamas a Gaza) e avviare le pratiche dello stato provvisorio. Con una sorpresa: una città palestinese nuova di zecca Dopo aver dispensato aiuti militari per miliardi di dollari ai paesi arabi alleati, Condoleezza Rice non ha mancato di portare un regalo anche al presidente palestinese Abu Mazen e al governo ad interim di Salam Fayyad. Al termine dei colloqui avuti ieri a Ramallah, il segretario di stato Usa ha firmato un accordo con cui Washington si impegna a stanziare 80 milioni dollari «per consentire all'Anp di riformare i propri servizi di sicurezza». Decine di milioni di dollari erano stati messi a disposizione anche lo scorso anno - lo rivelò l'agenzia reuters - ma dove siano finiti lo sa soltanto l'ex uomo forte di Fatah ed ex consigliere per la sicurezza nazionale Mohammed Dahlan (dimissionario), che era stato incaricato di riorganizzare e rafforzare quei servizi segreti e i reparti speciali che si sono sciolti come neve al sole durante i combattimenti con la milizia di Hamas, lo scorso giugno a Gaza.
I nuovi finanziamenti serviranno a «garantire la sicurezza» nei Territori palestinesi, ha detto il segretario di stato, ovvero a mettere fine all'Intifada, a smantellare le cosiddette «infrastrutture del terrore» e, in definitiva, a garantire la sicurezza di Israele e ad accrescere la conflittualità interna palestinese. Un fine molto diverso da quello che hanno in mente i palestinesi di Cisgiordania e Gaza che per sicurezza intendono la loro sicurezza e, quindi, la fine dei raid delle forze di occupazione israeliane [...]
La disponibilità di Abu Mazen potrebbe rappresentare un primo passo verso l'accettazione dello stato palestinese «provvisorio» teorizzato da Israele e Stati uniti. Nei disegni di Olmert la «dichiarazione» dovrebbe delineare i contorni dello stato di Palestina, senza però affrontare le questioni più spinose - i confini definitivi, lo status di Gerusalemme, l'utilizzo delle risorse naturali nei Territori occupati (acqua), la sorte dei rifugiati - che verrebbero rinviate a un momento successivo.
Israele inoltre vuole che l'incontro sul Medio Oriente che gli Usa intendono organizzare per il prossimo autunno diventi un tavolo di trattativa arabo-israeliano e non tanto israelo-palestinese (il ministro degli esteri Tzipi Livni ieri ha esortato di nuovo gli arabi a partecipare). Per ammorbire ulteriomente Abu Mazen sarebbe pronta un'altra proposta: la costruzione di una nuova città palestinese in Cisgiordania. L'idea è di Washington ma piace a Olmert, ha riferito il sito israeliano Debka. Il nuovo nucleo urbano sorgerebbe tra Nablus e Ramallah. In una prima fase ospiterebbe 30-40 mila palestinesi e in dieci anni arriverà a 70 mila abitanti. Il progetto dovrebbe creare migliaia di posti di lavoro in Cisgiordania e, di conseguenza, migliorare l'immagine di Abu Mazen. Il fine del progetto potrebbe però essere quello di assorbire decine di migliaia di profughi palestinesi sparsi nel mondo arabo, che verrebbero indirizzati in Cisgiordania in cambio della rinuncia al diritto al ritorno ai loro centri abitati originari, ora in territorio israeliano.
Intanto ieri un palestinese 17enne, Mohammed Orieb, è stato ucciso in circostanze poco chiare al posto di blocco israeliano di Bir Zeit (Ramallah). Per il portavoce militare aveva cercato di assalire un soldato, la famiglia però nega questa versione.
I nuovi finanziamenti serviranno a «garantire la sicurezza» nei Territori palestinesi, ha detto il segretario di stato, ovvero a mettere fine all'Intifada, a smantellare le cosiddette «infrastrutture del terrore» e, in definitiva, a garantire la sicurezza di Israele e ad accrescere la conflittualità interna palestinese. Un fine molto diverso da quello che hanno in mente i palestinesi di Cisgiordania e Gaza che per sicurezza intendono la loro sicurezza e, quindi, la fine dei raid delle forze di occupazione israeliane [...]
La disponibilità di Abu Mazen potrebbe rappresentare un primo passo verso l'accettazione dello stato palestinese «provvisorio» teorizzato da Israele e Stati uniti. Nei disegni di Olmert la «dichiarazione» dovrebbe delineare i contorni dello stato di Palestina, senza però affrontare le questioni più spinose - i confini definitivi, lo status di Gerusalemme, l'utilizzo delle risorse naturali nei Territori occupati (acqua), la sorte dei rifugiati - che verrebbero rinviate a un momento successivo.
Israele inoltre vuole che l'incontro sul Medio Oriente che gli Usa intendono organizzare per il prossimo autunno diventi un tavolo di trattativa arabo-israeliano e non tanto israelo-palestinese (il ministro degli esteri Tzipi Livni ieri ha esortato di nuovo gli arabi a partecipare). Per ammorbire ulteriomente Abu Mazen sarebbe pronta un'altra proposta: la costruzione di una nuova città palestinese in Cisgiordania. L'idea è di Washington ma piace a Olmert, ha riferito il sito israeliano Debka. Il nuovo nucleo urbano sorgerebbe tra Nablus e Ramallah. In una prima fase ospiterebbe 30-40 mila palestinesi e in dieci anni arriverà a 70 mila abitanti. Il progetto dovrebbe creare migliaia di posti di lavoro in Cisgiordania e, di conseguenza, migliorare l'immagine di Abu Mazen. Il fine del progetto potrebbe però essere quello di assorbire decine di migliaia di profughi palestinesi sparsi nel mondo arabo, che verrebbero indirizzati in Cisgiordania in cambio della rinuncia al diritto al ritorno ai loro centri abitati originari, ora in territorio israeliano.
Intanto ieri un palestinese 17enne, Mohammed Orieb, è stato ucciso in circostanze poco chiare al posto di blocco israeliano di Bir Zeit (Ramallah). Per il portavoce militare aveva cercato di assalire un soldato, la famiglia però nega questa versione.
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