lunedì 6 agosto 2007

«Anche da confini certi nascerà la pace» Intervista ad Abraham B. Yehoshua

Umberto De Giovannangeli, l'Unità, 5/08/07. [estratti] «La pace potrà dispiegarsi solo quando tutti noi, israeliani e palestinesi, avremo compreso l’essenza di questo conflitto, nel quale a scontrarsi non sono il Bene e il Male, la Ragione e il Torto, Bios e Thanatos ma due ragioni, due diritti egualmente fondati». «La pace, dunque, è anche l’ammissione da parte nostra che la nascita di Israele si fonda su un atto vissuto da un altro popolo come un sopruso». «Definire i confini ci impone di ripensare noi stessi, rivisitare la storia di Israele e tornare agli ideali originari del sionismo, per i quali l’essenza dello Stato di Israele non si incentrava nelle sue dimensioni territoriali né in un afflato messianico, bensì nella capacità di fare d’Israele un Paese normale. Lei mi chiedeva cos’è per me la pace? La risposta è semplice e al tempo stesso terribilmente difficile da realizzare: la pace è la conquista della normalità. E quando ci sarà la pace e il quadro normale dello Stato d’Israele consentirà il riconoscimento definitivo del consesso dei popolo, e in particolare dei popoli dell’area in cui ci troviamo, ci renderemo conto che "normalità" non è una parola spregevole ma, al contrario, l’ingresso in una epoca nuova e ricca di possibilità, in cui il popolo ebraico potrà modellare il proprio destino, produrre una propria cultura completa. Si dimostrerà il modo migliore per essere altri e diversi, unici e particolari - come lo è ogni popolo - senza preoccuparci di perdere l’identità». «Resto convinto - che occorra estendere il nostro orizzonte fino comprendere la Siria. A Olmert dico: metti alla prova Bashar Assad. Aprire a Damasco significherebbe anche provare a spezzare la pericolosissima alleanza fra la Siria e l’Iran».«Non si tratta di firmare assegni in bianco a Bashar Assad ma di esplorare con maggiore attenzione l’opzione siriana, verificando tutti quei punti che sono sul tavolo da decenni: un Golan smilitarizzato e aperto alle due popolazioni potrebbe essere la soluzione che metterebbe fine al conflitto israelo-siriano. Di una cosa resto convinto: Israele non ha speranza a lungo termine se non trova un accordo con gli arabi».

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