giovedì 13 dicembre 2007
Liberiamoli o ci distruggeranno”. Lewis e i regimi islamici
Giulio Meotti, Il Foglio, 12.12.07. I Fratelli musulmani in Egitto, che hanno tradotto in arabo uno dei suoi libri, lo hanno definito “un nemico onesto”. E in questa veste di grande vecchio innamorato del mondo islamico, di perfido vate dell’arabistica neoconservatrice che ripone speranza nelle shure e negli hadith, Bernard Lewis ha partecipato a Roma al convegno sulla “Battaglia della democrazia nel mondo islamico”, organizzato da fondazioni italiane e israeliane a favore della dissidenza islamica. Scrittore eccelso e infaticabile, Lewis ha raccontato come pochi altri la Cordova dei mori, la Baghdad degli abbasidi e la Istanbul degli ottomani. E’ l’ultimo grande “orientalista”. Londinese classe 1916, fra i più grandi esperti del mondo islamico, professore emerito all’Università di Princeton, a proprio agio con l’arabo, il turco e il farsi, Lewis ha sempre rifiutato l’assunto razzista secondo cui gli arabi sarebbero incapaci di darsi un governo democratico, la democrazia sarebbe una creazione esclusivamente occidentale e che stabilire un sistema democratico in un paese come l’Iraq fosse una pericolosa fantasmagoria. Lewis dice che, se la democrazia è un’idea dell’occidente, tale è anche la dittatura. La dittatura nel medio oriente è un’invenzione moderna, seguita alla modernizzazione ispirata dall’occidente. Lewis è stato il primo a riconoscere che è proprio questa una ragione dell’ostilità araba nei confronti dell’occidente. “Perché allora penso che ci siano ancora delle speranze?” chiedeva nella primavera del 2003, quando i fanti americani si preparavano a entrare nella capitale del califfato mesopotamico. “Innanzitutto perché nel mondo islamico ci sono queste tradizioni più antiche, non di governo democratico ma di governo sottoposto alla legge, esercitato sulla base del consenso e fondato su un patto sociale. La visione islamica tradizionale del governo è impostata sull’idea del patto sociale e del consenso. Ed è questo, io credo, che dà speranze per il futuro”. Lewis non pensa che soltanto classi dirigenti laicizzate possano governare democraticamente un paese musulmano. Ha piena fiducia che la democrazia possa trovar casa nell’islam delle moschee e piantare radici nella stessa fede coranica. Nel 1998 su Foreign Affairs fu il primo a “leggere” profeticamente che cosa bisognava attendersi da Osama bin Laden. Per far fronte alla visione liberticida egemonica nelle università americane, Lewis ha dato vita a una nuova Associazione per gli studi sul medio oriente. Sarà inaugurata la primavera prossima a Washington. Ne fa parte Fouad Ajami, arabista di fama e decano alla Johns Hopkins University. Bernard Lewis chiede di distinguere “l’islam come civiltà e l’islam come religione. E’ una distinzione molto importante. Le dittature in medio oriente sono creature europee importate nel mondo arabo. Nel XIX secolo il mondo arabo ha cercato di imitare il mondo occidentale per non perdere la corsa alla modernità”. Negli anni Trenta ci fu “una nazificazione del medio oriente” e gli attuali regimi islamici sono “una perversione mostruosa” esattamente come lo fu il nazismo. “L’attuale modello arabo-totalitario è un’esportazione europea che non trova corrispondenza nella storia islamica”. Nell’islam ci sono due tradizioni politiche. “La Mecca e Medina, Maometto che è stato prima resistente e poi autorità. Nell’islam si parla sempre di ‘autorità limitata’. Noi usiamo dire diritto alla disobbedienza, nell’islam si parla del dovere alla disobbedienza. Nell’islam c’è anche un continuo riferimento al ‘consulto’, la shura. La tirannia nell’islam è dunque un’aberrazione. L’islam ha una tradizione protodemocratica”. Lewis spiega che “in epoca ottomana il sultano doveva consultarsi con tutti i dignitari” e, al momento della salita al trono, era salutato dalla folla con la frase “Allah è più grande di te”. Venendo alla minaccia nichilista e negazionista che ammorba la civiltà coranica dopo l’11 settembre, secondo Lewis “un nuovo movimento nell’islam è emerso grazie a una combinazione politica ed economica. E’ un pericolo che ricorda il nazismo. La Germania aveva dato un grande contributo alla civiltà e il nazismo fu una mostruosità tedesca. Oggi vediamo una simile perversione nell’islam. E’ una minaccia per tutto il mondo”. Sebbene il contributo attivo dell’occidente sia in qualche modo limitato (“i veri cambiamenti possono essere raggiunti soltanto dai musulmani”), il sublime arabista avverte: “Abbiamo soltanto una scelta: aiutiamoli a liberarsi o ci distruggeranno”.
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