L'occupazione qui a Hebron ha un aspetto molto più pesante ed opprimente rispetto a Twani. I coloni sono arrivati nel cuore della città occupando alcuni edifici che storicamente appartenevano alla comunità ebraica, un gruppo di ebrei fuggiti dopo un violento pogrom nel 1929. Con i coloni è arrivata una cospicua presenza militare che interferisce in modo pesante con la quotidianità degli hebroniti. Da allora Hebron è divisa in due: il 20% sotto totale controllo israeliano, con parte della città riservata esclusivamente ai coloni e il restante 80% sotto controllo palestinese, comunque con la presenza di presidi dell'esercito israeliano. Nel tempo si sono sviluppati due sistemi di viabilità, spesso intrecciati e sovrapposti ma che non si incontrano mai. Per questo i coloni israeliani e i palestinesi residenti vivono vite parallele, fianco a fianco e a volte muro a muro, senza incontrarsi mai.
La separazione è tenuta in piedi da filo spinato, muri di cemento e tanti tanti militari. I numeri aiutano a definire la situazione: circa 120.000 abitanti palestinesi, 600 coloni all'interno della città, altri 7000 circa nelle colonie circostanti (in particolare Kyriat Arba), 1200 soldati piu un gran numero di poliziotti.
Il CPT ha un appartamento nel cuore di Hebron, proprio dove finisce la zona abitata -ma sarebbe meglio dire 'disabitata'- dai Palestinesi e dove inizia l'area riservata ai coloni.
Dopo un po' ci si abitua a tutto... a dover passare attraverso tre check-point per percorrere mezzo chilometro nella città oppure ad incontrare una pattuglia armata fino ai denti, in assetto di combattimento, andando a fare la spesa; ci si abitua a stendere la biancheria mentre sull'ex stazione degli autobus, attualmente confiscata e trasformata in base militare, un centinaio di nuove reclute chiacchierano in cortile in attesa di essere istruiti su come controllare la città. Il gracchiare delle radio militari dai tetti ti ricorda che esiste un "livello superiore" rispetto a quello dove cammini tu: è fatto da giovani diciottenni armati di tutto punto, che si annoiano o vigilano spaventati (a seconda di quanta tensione c'è in città) su quello che succede "di sotto".
Noi siamo " di sotto"...
E qui non accade certo che uno si dimentichi per un solo istante che vive sotto occupazione... ma è ugualmente impossibile non rimanere stupii delle mille risorse che gli abitanti della citta' adottano per resistere in questo posto: è così che il caffè vicino alla nostra sede riapre tutte le mattine con testardaggine sapendo che per ordine militare potrà venir chiuso regolarmente poche ore dopo. E non ti meravigli più se i bambini e gli insegnanti si mettono in fila al checkpoint per andare a scuola, i venditori ti fermano venti volte al giorno illudendosi di venderti qualcosa... fantasticando turisti che ormai da anni non si vedono più. “Hebron, città fantasma” titola un rapporto di B'tselem che dimostra con numeri allarmanti come la stretta militare sulla citta vecchia stia portando al suo totale declino economico e sociale.
Hebron, città che risuscita ogni mattina: è quello che voglio pensare io, rispecchiandomi nella resistenza tenace dei suoi abitanti.
Un abbraccio di speranza.
Laura
volontaria del Christian Peacemaker Team
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