Ilan Pappe, Seconda conferenza annuale a Bil’in, medioriente.net., uruknet.info, 18/09/07. Il nostro punto di partenza, sia che si viva sotto occupazione, sia che si viva in esilio, sia che si viva in Israele o che si viva in qualsiasi luogo del mondo e si abbia a cuore la Palestina, il nostro punto di partenza è che questo paese è già un paese con uno stato unico governato da un regime che ubbidisce a una ideologia che non concede ai palestinesi nessuna parte di questa terra sia che essi siano in esilio, sia che vivano a Bil’in, sia che vivano a Nazareth.
Da questo punto di vista noi siamo tutti sotto il dominio di un regime ideologico che lotta per imporre il dominio ebraico su tutto il territorio della Palestina, ed è disposto, almeno per il tempo presente, ad accontentarsi di differenti tattiche e mezzi di occupazione e di controllo del territorio. Ma la strategia è la stessa e l’ideologia è la stessa e quello che noi dovemmo attaccare, affrontare è l’infrastruttura ideologica dello stato ebraico, la struttura ideologica del sionismo. Questa è la origine di tutte le scelte politiche: la politica del 1948 che portò alla pulizia etnica di tre quarti dei palestinesi; questa è l’ideologia che ha prodotto le politiche dal 1967 fino a oggi ; e questa è l’ideologia che guiderà in futuro le politiche contro il popolo che vive al di là del muro, contro il popolo che vive nell’ area della grande Gerusalemme e anche contro i palestinesi che oggi sono cittadini della Stato di Israele, perché, come i più recenti indizi suggeriscono, qualche cosa di veramente importante sta cambiando nella politica verso questa minoranza, mentre noi parliamo.
E questa ideologia è molto chiara e, infatti, a differenza di molti anni fa, l’elite politica ufficiale israeliana ora parla in modo esplicito di questa ideologia. L’elite politica israeliana è stanca di barcamenarsi fra il gioco della democrazia e l’attuale politica di espropriazione etnica e razzista. Qualche cosa è accaduto nell’ultimo anno. Hanno rinunciato all’inerzia; hanno rinunciato alla abilità di barcamenarsi e di apparire in tutto il mondo come se vi fosse un dibattito reale in Israele fra impulsi democratici e una pulsione etnica e razzista. Questo è ciò che realmente sta sul tavolo. Non vi è alcuna necessità di una de-costruzione sofisticata per comprendere che a questo punto l’elite politica israeliana non sta più giocando una partita democratica. Essa sta realizzando gli ultimi capitoli della sua ideologia: fare della Palestina uno stato ebraico con una presenza il più possibile ridotta di palestinesi.
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