ariannaeditrice.it, 28/09/07. Originale da: Los Angeles Times Come conseguenza delle sanzioni israeliane, una intera generazione di Palestinesi di Gaza sta venendo su in maniera distorta: fisicamente e nutrizionalmente distorta perché non c'è abbastanza da mangiare; emozionalmente distorta per la pressione rappresentata dal vivere in una prigione virtuale affrontando continuamente la minaccia di essere distrutti o cacciati via; intellettualmente e accademicamente perché non riescono a concentrarsi -- o, nel caso che ci riescano perché stanno cercando di studiare in circostanze che nessun bambino dovrebbe conoscere. Anche prima che Israele questa settimana dichiarasse Gaza "territorio ostile" -- evidentemente per preparare il terreno al taglio delle ultime forniture di combustibile o elettricità per un milione e mezzo di uomini, donne e bambini -- la situazione era terribile. Un numero crescente di famiglie palestinesi a Gaza non sono in grado di fornire ai propri bambini che un solo e povero pasto al giorno, per lo più riso e lenticchie bollite. Frutta fresca e verdure sono fuori dalla portata di molte famiglie. Carne e pollame sono carissimi. Gaza si affaccia sulle ricche acque del mediterraneo, ma il pesce è inesistente nei suoi mercati per le limitazioni poste dalla marina israeliana ai movimenti dei pescatori. "L'idea", dice Dov Weisglass, un consigliere del governo israeliano, "è mettere i Palestinesi a dieta, ma non farli morire di fame".
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Tradotto da Gianluca Bifolchi
Originale da: Los Angeles Times
Articolo originale pubblicato il 22 settembre 2007
Saree Makdisi is a professor of English literature at UCLA and the author of "Palestine Inside Out: An Everyday Occupation," forthcoming from Norton.
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