Sappiatelo: non taceremo e non indietreggeremo di un passo nella denuncia di ciò che abbiamo visto e ascoltato dal nord al sud di una terra violata fin dal 1948. Mostreremo e racconteremo della “pulizia etnica di centinaia di villaggi” (leggi l'intervista esclusiva allo storico israeliano Ilan Pappe in A VOCE ) attraverso il ricordo allucinante del Vescovo Chacour e l'allegria dei figli degli abitanti di Bar'am che da 42 anni organizzano un campo tra le case distrutte per non dimenticare la Nakba delle loro famiglie.(vedi la recensione di Blood Brothers in ABBIAMO LETTO).
Sappiatelo: siamo talmente disgustati dal quotidiano nascondimento della tragedia palestinese, che picconeremo, fino a demolirlo, il muro di falsità che avvolge crimini così pesanti. Non riusciranno a metterci il silenziatore, perchè abbiamo imparato il coraggio della denuncia da S., che a Qalqylia non ha obbedito all'altolà del soldato dalla torretta lungo il muro, insegnandoci un criterio-guida: “E noi non ci fermiamo!”
Sappiatelo: abbiamo voluto metterci in ascolto della società israeliana raggiungendo Sderot, concentrato della sofferenza di un popolo che continua ad essere ingannato e impoverito dai suoi governanti. Abbiamo compreso l'ansia di chi si sente minacciato dai razzi kassam e diventa -pur con una enorme sproporzione asimmetrica tra la forza occupante e quella del popolo occupato- rappresentazione viva della 'politica globale della paura': in Italia come in Palestina, in Israele come negli Usa, ad opera delle destre di ogni colore, la paura si è impossessata della gente. Ed essendo la questione sociale strettamente legata alla pace, la disastrosa situazione sociale israeliana è la cifra di quanto sia ancora distante una reale volontà di riprendere il processo di pace.
A pochi metri dalla più infernale prigione del mondo -Gaza- abbiamo immaginato come possano sopravvivere milioni di palestinesi in gabbia e fotografato la mongolfiera con cui l'esercito controlla ogni angolo della Striscia...
A pochi chilometri da lì, poi, abbiamo scoperto la città beduina di Rahat con la tristissima realtà dei 'villaggi non riconosciuti' da Israele.
Sappiatelo: non trascureremo di denunciare, insieme alla più intelligente e aperta società civile israeliana, questo piano di 'transfer' di migliaia di beduini del Negev, obbligati ad abbandonare i loro villaggi e le loro tradizioni per ammassarsi in nuovissime città dove si mette in pratica il principio: 'più arabi possibile in meno terra possibile'.
Questa silenziosa seminagione di giustizia, che si serve della passione e dell'impegno di tante e tanti pacifisti italiani, è la vera notizia per la pagina 'esteri' dei nostri media, appiattiti sul “dovere di sostenere Abu Mazen con armi e denaro”, cioè facendoci credere che la pace consista nel mettere palestinesi contro palestinesi, con “aiuti concreti” di armi a Fatah e ad Israele (30 miliardi di dollari dagli Usa!).
Sappiatelo: mentre l'occupazione militare più lunga della storia moderna sembra esser riuscita ad addomesticare i media, tante mail partite dai computer di quel piccolo gruppo di italiani, e racconti, serate e articoli stanno moltiplicando denunce e appelli alla mobilitazione...
Era sotto i nostri occhi lo stillicidio della colonizzazione che ha modificato irreparabilmente questa terra, i suoi villaggi e le sue case. Ma...
Sappiatelo: giovani e adulti di una ventina di città italiane sono stati accolti nelle abitazioni palestinesi minacciate dall'espansione 'naturale' degli insediamenti e questo numero aumenterà, nonostante tutti gli ostacoli, presidiando una resistenza popolare nonviolenta che -come dicono le nostre amiche di Ramallah- sta diventando “resilience”, cioè presa di coscienza realistica dell'apartheid in atto, lotta priva di rassegnazione per obiettivi sempre più significativi. Perché tutti i nostri amici ci hanno fatto comprendere che anche se sono costretti a piegarsi, non si lasceranno spezzare.
Sappiatelo: se questo dramma infinito si consuma da sessant'anni tutti i giorni, ogni venerdi, con ostinazione, si raccolgono israeliani, palestinesi e internazionali, in quattro luoghi diversi della Cisgiordania, per protestate con manifestazioni nonviolente: a Bil'in, dove ormai regolarmente si fa sentire la pesante repressione dell'esercito; lungo al muro di Betlemme in preghiera con le suore e i cristiani di diverse confessioni; davanti alla casa del Primo Ministro con i pacifisti israeliani di Bet'selem; oppure in un villaggio sfigurato dal muro, facendo volare sopra i soldati gli aquiloni dei ragazzini.(anche tu puoi protestare contro il muro: vedi in APPELLI)
Sappiatelo: nessuno può sfuggire alla corresponsabilità in questa devastazione annunciata. Non si tireranno indietro altri volontari che stanno già preparando lo zaino per la Palestina. Quelli di Pax Christi, intanto, l'hanno scritto sul muro: “Siamo tutti responsabili!” E la nostra denuncia allo Stato d'Israele non dimenticherà le pesantissime responsabilità dell'Europa e del nostro Paese.
C'è una possibilità. Concreta. E se anche avesse lo spessore di un sogno -sappiatelo- è di quelli diurni, che li vedi realizzarsi piano piano. Se la cinquantina di donne e uomini di quest'estate assicura che certo non tacerà, i 50 potranno diventare 500 e poi 5000, tutti con la stessa destinazione: la terra violata di Palestina.
Per ora stanno mettendo in subbuglio le loro città di provenienza, da Torino a Molfetta, da Firenze a Verona. E poi Roma e Milano, Venezia e Aosta...
Pensatela come volete, ma quest' abbondante seminagione, mentre il mondo discute di pace in medio oriente... è già stata realizzata.
E il grano della giustizia, che resiste da sessant'anni e cresce ostinatamente nella dura terra di Palestina, diventerà pane per un popolo affamato solo di pace.
Sappiatelo.
Nandino, 1 settembre 2007
nandyno@libero.it
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