Michele Giorgio. il manifesto. 27/07/07. L'aviazione israeliana continua a colpire per esasperare la tensione nella Striscia: uccisi tre militanti della Jihad islamica e uno di Hamas. Un giovane che avrebbe tentato d'accoltellare un soldato ammazzato a manganellate ad un check point nei pressi di Betlemme. Mohammed Dahlan non è più un membro dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Si è dimesso ieri dall'incarico di consigliere per la sicurezza, che di fatto non occupava più dal 18 giugno, da quando era stato travolto dalle critiche per il crollo di Fatah, in appena cinque giorni di combattimenti con il movimento islamico Hamas, che ora controlla completamente Gaza. Dahlan, a quanto pare, ha rassegnato le sue dimissioni su richiesta della commissione d'inchiesta sui fatti di Gaza, anche se l'ex «uomo forte» di Fatah ha motivato con «precarie condizioni salute» la sua decisione. «A causa della mia lunga assenza e di problemi di salute, spero che accettiate la fine della mia missione. Resterò sempre un soldato fedele al vostro seguito», ha scritto al presidente Abu Mazen. Le sue parole però non devono ingannare. In realtà Dahlan non esce di scena, ma compie solo una ritirata strategica e in ogni caso le sue dimissioni non bastano a ridare ai vertici dell'Anp una immagine di pulizia e correttezza dopo anni di abusi di potere e corruzione. Non sono sufficienti a far cicatrizzare la ferita dell'umiliazione pesantissima subita da Fatah e dalle forze di sicurezza da lui pagate, addestrate e armate (con fondi esteri) che si sono sciolte come neve al sole ai primi accenni di attacco da parte delle milizie di Hamas.
I mezzi d'informazione internazionali ieri hanno rilanciato con enfasi la notizia delle dimissioni dell'ex uomo forte di Fatah. Ma i palestinesi non si fanno illusioni. Sanno che americani, britannici e israeliani vedono in Dahlan il successore «ideale» di Abu Mazen alla guida di una Anp chiamata ad issare la bandiera palestinese su uno staterello di pochi chilometri quadrati. George Bush peraltro preme, vuole un accordo tra israeliani e palestinesi prima della fine del suo mandato, come ha riferito due giorni fa lo stesso Abu Mazen, in un'intervista al quotidiano israeliano Maariv. Osservando la situazione sul terreno i palestinesi da qui a un anno non potranno che ottenere lo Stato con i confini provvisori - senza Gerusalemme capitale e senza sovranità - che il premier israeliano Olmert di fatto ha descritto nella proposta di «accordo di principio» che ha formulato l'altro ieri.
Dahlan è scaltro, sa che ora deve farsi da parte, in modo da poter rientrare in scena al momento opportuno. Nemico giurato di Hamas, era stato nominato il 18 marzo consigliere per la sicurezza nazionale, nonostante le proteste del movimento islamico, e aveva immediatamente presentato un piano di riorganizzazione dei servizi di sicurezza per dare potere solo alle forze fedeli ad Abu Mazen, trascurando le responsabilità in materia di sicurezza che lo Statuto dell'Anp assegna al ministero dell'interno. La formazione del governo di unità nazionale Fatah-Hamas, non lo aveva convinto a cessare le sue attività di erosione del potere di Hamas. Un'azione continua, provocatoria, svolta assieme ai suoi stretti collaboratori - Rashid Abu Shbak e Samir Mashrawi - che alla fine, nonostante le armi e i fondi ricevuti, non ha impedito al movimento islamico di sbaragliare in pochi giorni e con il minimo sforzo migliaia di agenti delle forze di sicurezza.
Già all'inizio dell'Intifada Dahlan aveva dato le dimissioni, per poi tornare in pista nel momento più critico, quello della rioccupazione israeliana delle aree autonome palestinesi in Cisgiordania nel 2002, per mediare la «salvezza» di Yasser Arafat e di quel poco che rimaneva dell'Anp. Una manovra che non esiterà a ripetere in futuro.
Sale nel frattempo il numero dei militanti palestinesi eliminati da Israele con le cosiddette «uccisioni mirate». Ieri altri tre palestinesi sono stati uccisi dai missili lanciati da un aereo che ha centrato l'auto a bordo della quale viaggiava Omar Karim, delle Brigate al Quds (Jihad). Sharif Breissi, delle Brigate Ezzedin Qassam (Hamas), invece è stato colpito e ucciso dal fuoco di un carro armato israeliano durante una incursione di reparti corazzati a Rafah.
Un giovane palestinese è stato ammazzato in circostanze da chiarire nei pressi di Betlemme. Secondo i militari il ragazzo - che fonti palestinesi descrivono come mentalmente disabile - ha provato ad accoltellare un soldato a un posto di blocco. Fonti palestinesi invece non parlano di alcun tentativo di accoltellamento. A quel punto un commilitone del presunto aggredito sarebbe intervenuto, colpendo ripetutamente alla testa con un manganello il giovane, morto poco dopo - dopo essere stato soccorso da medici palestinesi - per le ferite riportate.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/27-Luglio-2007/art30.html
sabato 28 luglio 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento