Il programma atomico e di deposito delle scorie nucleari
portato avanti da decenni da Israele
continua a svolgersi
senza alcun controllo
portato avanti da decenni da Israele
continua a svolgersi
senza alcun controllo
Michele Giorgio, il manifesto. 18.10.07. Una Commissione di medici internazionali denuncia: rare forme di tumore nei bambini che vivono vicino alle centrali. L'esperto palestinese Mahmud Saada: c'è tanto cesio 137 come vicino a Cernobyl. Le radiazioni emanate dal reattore nucleare israeliano di Dimona e le scorie nucleari di tre depositi sotterranei adiacenti sarebbero la causa di rari casi di cancro che hanno colpito bambini palestinesi nel distretto di Dahariyeh, a sud di Hebron (Cisgiordania).
Saada ha riferito del caso di bambini palestinesi affetti da «rarissime forme di tumori agli occhi e cervello» e di analisi di laboratorio che affermerebbero che «le radiazioni e le scorie nucleari sotterrate in tre zone limitrofe all'area di Daheriyeh» sono «la principale causa dei casi di cancro, aumentati negli ultimi tempi del 60%». A ovest di Daheriyeh, ha aggiunto l'esperto palestinese, sono state registrate percentuali di cesio 137 simili a quelle che si riscontrano a trenta chilometri di distanza dal reattore di Chernobyl. Saada ha chiesto che gli enti internazionali facciano i passi necessari per obbligare Israele a «fermare lo stoccaggio sotterraneo di scorie nelle zone abitate», a «installare un impianto per monitorare le radiazioni nucleari» e a «costruire un ospedale per curare le malattie dovute alle radiazioni». Da parte sua Al Hayat ha denunciato «la negligenza delle autorità israeliane» che, secondo il quotidiano, «non avrebbe preso alcun provvedimento per esaminare la presenza di radiazioni della zona interessata».
Già due anni fa un gruppo di medici palestinesi aveva denunciato l'aumento di cancri e aborti spontanei in cinque villaggi a sud di Hebron, trovando sostegno nel loro collega ed esperto israeliano Michael Shapira che non aveva escluso, come causa delle malattie, proprio la presenza dei depositi di scorie nucleari. Affermazioni che meriterebbero una verifica che le agenzie internazionali competenti, però, non sembrano voler effettuare. In passato tuttavia il Programma per la protezione dell'ambiente delle Nazioni unite (Unep) ha in più occasioni messo in rilievo che il programma atomico e di deposito delle scorie nucleari portato avanti da decenni da Israele continua a svolgersi senza alcun controllo. Non è insignificante peraltro che qualche anno fa le autorità israeliane abbiano distribuito farmaci per contenere il rischio delle radiazioni in alcuni centri abitati del Neghev vicini alla centrale di Dimona, dove Israele - secondo le rivelazioni fatte nel 1986 dall'ex tecnico nucleare Mordechai Vanunu e gli studi di esperti internazionali - ha prodotto il plutonio per costruire tra i cento e i duecento ordigni atomici che costituirebbero il suo arsenale.
Le denunce sulle conseguenze delle radiazioni tuttavia non inducono Israele a un ripensamento, anzi lo stato ebraico intenderebbe dotarsi della prima centrale nucleare civile (quella di Dimona ufficialmente è solo un «centro di ricerche avanzate»). Indiscrezioni riferite nelle scorse settimane dalla stampa locale e internazionale parlano della scelta imminente del governo israeliano di realizzare una centrale elettrica atomica al fine di soddisfare, almeno parzialmente, la crescente domanda nazionale di elettricità. Dimona nel frattempo continuerà a produrre bombe e tumori?
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